Un cuore di radici rosse

Il ravanello (Raphanus sativus) sembra originario dell’ Estremo Oriente, ma era un vegetale conosciuto già nell’antico Egitto e introdotto in Europa dai Romani.

I Cinesi hanno creato nuove varietà dal sapore più dolce rispetto al gusto amarognolo di quell’epoca.

I ravanelli possiedono una polpa bianca, croccante, succosa e leggermente piccante. Le sue foglie fresche si possono cucinare come fossero spinaci o aggiunte ai passati di verdure. Dai semi si ottengono i germogli il cui sapore ricorda quello del crescione. In frigo essi si conservano meglio se non hanno le foglie, poiché queste accelerano la disidratazione. Si presentano come ottimi compagni delle insalate, oltre che essere gustosi in pinzimonio, o semplicemente così “nudo e crudo”, mentre si sorseggia un aperitivo analcolico.

Questa radice si raccoglie da maggio a dicembre, deve essere soda, liscia e di color rosso vivo, le foglie non devono presentare segni di alterazione come l’avvizzimento.

Le virtù terapeutiche più preziose sono contenute nella sua buccia rossa che svolge un’azione digestiva, diuretica e depurativa. Contiene un’ importante dose di potassio, nonché calcio, sodio, fosforo e vitamina C. E’ un cibo medicinale per i disturbi del fegato, soprattutto la varietà invernale che è più scura ed ha un’azione stimolante sulla cistifellea. Efficace rimedio per la renella, inoltre lo iodio contenuto nei ravanelli sollecita la tiroide e in più sono un valido supporto nelle diete ipocaloriche . Insomma lo stimolo interessa il metabolismo in generale.

Nel Settecento era largamente diffusa la scabbia (nella zona della testa) e le frizioni con il ravanello crudo sulla parte fu uno dei rimedi più diffusi.

Il pioniere della fitoterapia, Jean Valnet medico francese, parla dello sciroppo di ravanello come il ricostituente migliore per i bambini e gli adolescenti. Giova anche per la tosse influenzale e pertosse. Lo sciroppo che io preparo si ottiene tagliando il ravanello a fettine che si distribuiscono a strati, con dello zucchero di canna, in una terrina, poi si raccoglie il liquido che si forma dopo ventiquattr’ore e si conserva in frigorifero per due giorni. La dose è uno o due cucchiaini nella giornata con qualche goccia di limone.

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Segnalo un libro delizioso e costruttivo per grandi e piccini. “Ravanello cosa fai?”, Emanuela Bussolati.

Giulia Zeroni

Consulente del Ben*Essere su misura – giornalista pubblicista

(articolo pubblicato sul quotidiano “Mondoliberonline.it”, non più attivo)