ULTIMI GIORNI PER LA PAZIENZA!

Ancora qualche giorno per poter ammirare l’Allegoria della Pazienza nelle sue varie rappresentazioni esposte alla mostra che si tiene a Firenze, Galleria Palatina in Palazzo Pitti, fino al 5 gennaio 2014.

Giorgio Vasari (Arezzo 1511 –Firenze 1574) fu architetto, pittore e scrittore, fondò proprio a Firenze l’Accademia delle arti e del disegno. Vasari affermava che la base di tutte le arti era il disegno: “…la pratica che si fa con lo studio di molti anni disegnando, è il vero lume del disegno e quello che fa gli uomini eccellentissimi…” . E ancora: “…si può concludere che il disegno non sia altro che un’apparente espressione e dichiarazione di ciò che si ha nell’animo…”.

Il significato etimologico della parola pazienza deriva dal latino parlato “patire” (soffrire) e rappresenta anche una striscia di panno, aperta ai lati e senza maniche, che indossano i frati sopra la loro veste.

Questa virtù rappresenta sì una sopportazione stoica per le avversità, le offese, le fatiche, i dolori, ma pure una tale forza di volontà, costanza, coraggio e precisione nell’attesa di raggiungere, alla fine, la libertà con pacata compostezza. La tela di questo artista raffigura, con tale grazia, tutto ciò e molto altro ancora.

Giorgio Vasari in una lettera indirizzata al committente Vescovo di Arezzo, Bernardetto Minerbetti, descrive la raffigurazione di tale virtù come una femmina in piedi, né giovane, né vecchia, né tutta vestita, né tutta spogliata, tra la ricchezza e la povertà, incatenata a un sasso, cortese, con le braccia mostra segno di non voler partire, finché il tempo non consuma con le gocciole dell’acqua la pietra dove ella è legata. Tollera e aspetta.

Il pittore ha concentrato la figura femminile in primo piano, però osserviamo come si esprime anche lo sfondo del dipinto con la sua ricca simbologia che, devo dire, mi porta a pensare ad una sublime perfezione e a un equilibrio assoluto.

-Le radici di un albero di quercia sulla sinistra. La sua valenza simbolica si traduce come un emblema di grande vigore, longevità, dignità, audacia e fermezza. L’abilità di sopravvivere nei periodi più difficili. Da un recente restauro, tra le foglie della quercia, appare un accenno di cielo che dona una profondità alla scena e in un certo senso mi ricorda la creazione, il regno della beatitudine, la pienezza della luce che si intravede nel buio.

-L’edera alla destra, aggrappata alla roccia, è simbolo di attaccamento, fedeltà e amicizia, personifica il femminile. Nell’iconografia cristiana del periodo medievale questa pianta aveva il significato dell’immortalità dell’anima.

-La pietra ha la caratteristica di essere un solido fondamento, la considero come la così detta pietra filosofale che si può trasformare con il passare del tempo se solo sappiamo aspettare con fiducia, speranza, pazienza e perseveranza, perché l’essenza divina pervade di sé ogni elemento della realtà.

-Un vaso riccamente decorato, si erge sopra la roccia, da cui stilla l’acqua, lo sgorgare della vita. Esso è sormontato dalla sfera armillare, strumento astronomico con anelli graduati rappresentanti i cerchi massimi della sfera celeste, segno in passato di saggezza e conoscenza. Ecco che anche questa rappresentazione riporta alla magnificenza dell’Universo infinito, dove è possibile cercare l’alchimia dell’esistenza e dare un senso al nostro modo di essere, di vivere, di percepire.

La virtù della Pazienza qualifica, senza dubbio, positivamente la nostra vita.

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Non perdete tempo! Andate a visitare la mostra, chissà che non avesse a giovare per acquisire ancor più pazienza, perché la pazienza non basta mai, visto il momento in cui ci troviamo: invischiati in situazioni economiche, politiche, relazionali e morali veramente pesanti!!!

Come disse Eduardo De Filippo: “Ha da passà ‘a nuttata” (Napoli milionaria, 1945).

Giulia Zeroni

Consulente del Ben*Essere su misura – giornalista pubblicista

(articolo pubblicato sul quotidiano “Mondoliberonline.it”, non più attivo)