La dolce e succosa prunus persica

LA DOLCE E SUCCOSA PRUNUS PERSICA

Prunus Persica è il none che gli antichi Romani hanno dato al frutto che scoprirono in Persia: la pesca. Ma le prime informazioni, sembrano provenire dalla civiltà cinese dove le pesche erano considerate un elisir di lunga vita e venivano addirittura rappresentate in pitture e in varie decorazioni sulla porcellana. Nel simbolismo cristiano, la pesca è il frutto della “salvezza”. Mentre nella letteratura e nella poesia il frutto ha spesso evocato la morbida, soave e vellutata pelle di giovane donna con le sue rosee guance.

La Toscana vanta una bella tradizione fin dal 1500, tale pianta è giunta a Firenze proprio grazie alla famiglia dei Medici che si era dimostrata molto interessata verso la coltivazione delle pesche, come le pesche cotogne e le pesche burrone, ora coltivate in alcuni comuni toscani: Pontassieve, Rignano sull’Armo, Rosano, Londa. E la gran quantità di specie si deve al lavoro di molti agricoltori che hanno saputo conservare e tramandare le tradizioni.

Oggi la passione dell’agricoltura biologica sta riportando nuovamente alla luce le tante piante antiche che vengono piantate in collina, perché ciò risulta essere uno spunto maggiore per ottenere un sapore ancora più aromatico. Certamente coltivate in aree incontaminate e lontano da fonti di inquinamento, dove si rispetta la stagionalità, la biodiversità, l’assenza di fitofarmaci tossici per l’uomo, per gli animali e per gli insetti. Questa tipologia di agricoltura si sta sviluppando soprattutto nei giovani produttori e addirittura alcune aziende sono state inserite dalla Regione Toscana nel progetto “Rete Qualità Toscana”.

Le varietà di pesche si possono classificare in due categorie, cioè a pasta bianca e a pasta gialla. La pesca è una drupa carnosa che nel periodo di buona maturazione è piena di dolcezza, di profumo e di succo. E’ una buona fonte di potassio, contiene anche fosforo, provitamina A, vitamina C e inoltre è diuretica, stomachica e leggermente lassativa.

Attenzione le pesche si deteriorano facilmente quindi è preferibile comprarne la giusta quantità per il consumo di 2/3 giorni, scegliendo naturalmente quelle prive di macchie, ammaccature e che non siano acerbe. Se vi capita poi che esse siano troppo mature un’idea può essere quella di ridurle in purea, aggiungendo del succo di limone per impedirne l’annerimento, e preparare dei frullati insieme ad altra frutta e verdura, oppure congelarla in piccoli contenitori per consumarla successivamente, facendo delle crostate.

Un accenno anche alle pesche di Prato. Non appartengono però alla frutta, sono al contrario delle “finte pesche” che possiamo realizzare con le nostre mani producendo dei dolcetti deliziosi.

Sembra che la loro storia inizi dalla metà dell’Ottocento in poi, subendo, nel corso degli anni variazioni delle usanze culinarie. Attualmente vengono elaborate dai pasticceri solo su richiesta.

Qualche volta la nonna mi faceva una sorpresa e per me era una festa incredibile, per cui consiglio mamme e nonne di sorprendere i bimbi preparando in casa una merenda irresistibile, squisita e carina da vedere

Questi dolcetti sono costituiti da due semisfere di pasta lievitata e cotta, su cui vengono versate delle gocce di “alkermes”, tenute insieme da una crema pasticcera e guarnite come fossero delle pesche reali.

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Le vere passioni hanno un loro istinto molto preciso. Mettete un piatto di frutta davanti a un goloso; non si sbaglierà, sceglierà, anche a occhi chiusi, il frutto migliore (Honoré de Balzac).

Giulia Zeroni

Consulente del Ben*Essere su misura – giornalista pubblicista

(articolo pubblicato su rivista online, Top Life Magazine, non più attiva)